La miniera di Pasquasia è stata una delle principali miniere di Kainite a livello mondiale. Nel 1992 vengono fermate inspiegabilmente le attività estrattive. Oggi, dopo tanti anni, quel che resta è un enigmatico sito minerario abbandonato a se stesso.



Una ricerca, una storia, un documentario,
per dar vita e voce a ciò che in silenzio lentamente muore.



Ricerca, sviluppo e realizzazione: VincEnzo Monaco

Per qualsiasi informazione sul documentario scrivi a: info@pasquasia.it












[ENG]

Ricerca, sviluppo e realizzazione: VincEnzo Monaco


Giuseppe ha iniziato a lavorare a Pasquasia il 15 Giugno 1959, per essere precisi alle ore 14.00. Prima, però, dovette recarsi a Caltanissetta per sbrigare alcune pratiche per l'assunzione.
"Non appena sono arrivato a Caltanissetta non volevano farmi parlare con la direzione. Allora ho alzato un po' la voce ed ho spiegato che arrivavo dalla miniera e un ingegnere mi aveva detto di recarmi da loro per i documenti. Il funzionario dell'ufficio mi disse "ma qui non c'è nessuno". Mi sono messo a gridare ed è uscito un dirigente. Dopo aver spiegato il tutto, mi hanno accolto ed ho fatto la domandina per l'assunzione. Il giorno 13 Giugno arriva la comunicazione. Dovevo presentarmi all'ufficio di collocamento di Enna. Eravamo circa una trentina di persone, quindi siamo andati a Pasquasia e lì ci hanno detto "Tizio e Caio montano di pomeriggio". Sono tornato a casa e dopo pranzo ho cominciato a lavorare."


«Ancora non c'erano gli spogliatoi e quindi mi sono cambiato fuori. I vestiti li ho lasciati sopra un foglio di giornale con una pietra poggiata sopra, per non perderli al vento!»

Giuseppe Contino - Ex lavoratore in sottosuolo




Ci sono voluti circa cinque anni di lavoro per la realizzazione dei pozzi. La ditta che si occupava di questi lavori era tedesca. Un giorno, mentre si lavorava in cantiere, Giuseppe bagnò per sbaglio un ingegnere italiano. Tra i due nacque un diverbio ed un ingegnere tedesco andò in soccorso di Giuseppe. Parlando in tedesco, l'ingegnere gli disse: "Calmati Giuseppe, gli ingegneri italiani sono buoni solo per portare la piega ai pantaloni". Gli ingegneri tedeschi, in cantiere, indossavano sempre la tuta da lavoro.






La miniera

Pasquasia, Enna, Sicilia, Italia. Negli anni Trenta, a seguito di trivellazioni e carotaggi, viene individuato il giacimento di Silvite (cloruro di potassio). Vengono stimati 60 milioni di metri cubi di sale, ma successivamente, con l'esplorazione diretta, si scopre che il giacimento reale è di soli 6 milioni di metri cubi. Senza quell'errore la miniera non sarebbe mai nata. In seguito verrà scoperta la Kainite (solfato di potassio).

Il periodo d'oro

L'avvento dell'Italkali. Con la gestione Italkali inizia il periodo d'oro della miniera. I costi di produzione scendono. Dalle 19 mila lire, necessarie per la coltivazione del minerale, nel 1981, si passa ad 11 mila lire nel 1988. La produzione cresce anno dopo anno e la commercializzazione della Kainite trova nuovi mercati all'estero. La Kainite prodotta a Pasquasia viene esportata in Algeria, Brasile, Cina, Egitto, Giappone, Grecia, Marocco, Tunisia e Turchia.

L'incubo del nucleare

L'Ente Nazionale Energia Atomica. Il 26 Aprile 1986, il disastro nucleare della centrale di Chernobyl, in Unione Sovietica, concentra quasi totalmente l'attenzione di tutto il mondo. È in questo clima che iniziano gli scavi, a Pasquasia, per la realizzazione di un laboratorio sotterraneo dell'ENEA (Ente Nazionale per l'Energia Atomica). L'ENEA studia la resistenza al calore delle argille di Pasquasia. Da quel momento in poi l'incubo delle scorie radioattive prenderà piede su tutto il territorio.

la chiusura

27 Luglio 1992, fermo delle attività estrattive. Lo stesso giorno in cui avrebbero dovuto pagare i lavoratori, i cancelli sono chiusi. Inizia un periodo di scioperi ma Pasquasia viene chiusa senza alcun preavviso.


La miniera












In miniera si lavorava su più turni. C'era il primo turno (7.00 – 13.00), il secondo turno (13.00 – 19.00), il terzo turno (19.00 – 1.00) ed il quarto turno (1.00 – 7.00). Inizialmente non c'era un mezzo di trasporto pubblico per raggiungere il posto di lavoro, poi vennero organizzati dei bus. Si lavorava all'esterno, nell'impianto di trattamento, e nel sottosuolo. Nel sottosuolo si lavorava in squadre. Ogni lavoratore aveva una mansione specifica. Ogni lavoratore sapeva che un errore di manovra, anche piccolo, poteva costare la vita all'intera squadra.

Non andavano tutti d'accordo, tra i lavoratori c'erano le simpatie e le antipatie personali, ma una volta saliti sulla quella gabbia, l'ascensore che li avrebbe condotti a più di 800 metri sottoterra, la solidarietà tra i compagni di lavoro era tutto.

















Chi lavorava in sottosuolo, nonostante la polvere, il rumore ed il buio, col passare degli anni, riusciva ad instaurare un rapporto davvero personale con quelle rocce. La miniera, con i suoi chilometri di gallerie, per alcuni era il luogo ideale nel quale trascorrere la propria giornata. Per altri, invece, era il contrario. Poi, ci fu pure chi andò a lavorare nuovamente in miniera, nonostante si fosse ripromesso di non farlo mai più.


«Prima di arrivare a Pasquasia lavoravo in una miniera in Francia. Lì ogni giorno c'era un morto. Per fare questo lavoro bisognava affidarsi al destino.»

Sebastiano Vicari - Ex lavoratore in sottosuolo




Le principali aziende pubbliche, che gestirono la miniera fino al 1981, furono la SPT (Sali Potassici Trinacria) e l'ISPEA (Industria Sali Potassici e Affini). Due aziende pubbliche, di fatto gestite dalla Regione Sicilia tramite l'EMS (Ente Minerario Siciliano). La SPT gestì il sito minerario dalla nascita fino al 1967. Nel Luglio dello stesso anno l'onorevole Graziano Verzotto, democristiano padovano trasferitosi in Sicilia nel 1955, approda alla presidenza dell'EMS ed a distanza di qualche mese, nel 1968, nasce l'ISPEA.

Come accade nei migliori carrozzoni politici, nel periodo che va dal 1970 al 1977 si calcola una perdita per l'EMS di 54 miliardi di lire. L'EMS non gestisce solo il patrimonio minerario dell'isola, ma anche attività alberghiere e terme. È il 1975 quando esplode lo scandalo. Fondi neri, interesse privato, peculato: su Verzotto ed il suo staff si accumulano ben sedici processi. Molti finiscono con un nulla di fatto, ma per uno, a Milano, la sentenza è di quattro anni. Verzotto aveva aperto grossi depositi a nome dell'Ente Minerario Siciliano in due banche di proprietà, guarda caso, di Michele Sindona (un banchiere italiano con chiari collegamenti con la mafia siciliana e membro della Propaganda Due, una loggia segreta della massoneria italiana). Per anni incassa sul proprio conto corrente, in Svizzera, interessi supplementari in nero. Mentre il direttore generale e l'amministratore delegato dell'EMS, vengono arrestati e confessano, Verzotto prepara le valigie e scappa a Beirut per poi trasferirsi a Parigi. Trascorrerà 16 anni di latitanza in Francia, fino al 1991, anno in cui verrà salvato dall'indulto.



Pasquasia, per noi, era una miniera d'oro







Il periodo d'oro












Il 29 Novembre del 1981, l'ISPEA cederà la propria concessione mineraria all'ITALKALI per sole 1000 Lire. È l'inizio di una nuova era. Il passaggio dal pubblico al privato dà i suoi frutti e fa ben sperare per il futuro. Non ci sono più ritardi nei pagamenti degli stipendi e la produzione va spedita come non mai.

Con la gestione Italkali inizia il periodo d'oro della miniera. Cambia la tecnologia impiegata e cambia la gestione logistica. La produzione cresce anno dopo anno e la commercializzazione della Kainite trova nuovi mercati all'estero. La Kainite prodotta a Pasquasia, minerale tra i più puri in commercio, viene esportata in Algeria, Brasile, Cina, Egitto, Giappone, Grecia, Marocco, Tunisia e Turchia.


«Con l'arrivo dell'Italkali la produttività è migliorata.
Ma cosa hanno fatto per migliorare la produttività?
Hanno preso la polpa ed il resto lo hanno buttato.»

Vincenzo Lo Dico - Ex lavoratore in sottosuolo




Prendere la polpa e buttare il resto. Prendere il cuore dei banchi di minerale e lasciare il resto sottoterra. Non si effettuano nuovi tracciamenti, praticamente non si preparano nuovi banchi di Kainite per la coltivazione. Si lavora solo sulle gallerie e sui cantieri già esistenti nel periodo di gestione ISPEA.

















Come prevedibile, dalla gestione pubblico – privato non nascono solo frutti, ma anche e soprattutto spine. Innovativa come sempre, la regione Sicilia sperimenta, tra le prime in Italia, cosa sono la "Good company" e la "Bad company". L'Ente Minerario Siciliano, in quanto socio di maggioranza, copre i costi con fiumi di denaro pubblico, mentre l'Italkali, socio di minoranza, gestisce de facto il sito minerario e beneficia del fatturato.



Una miniera di miliardi

Fatturato Italkali nel comparto Sali Potassici.









L'Ente Minerario Siciliano, messo in liquidazione nel 1997, costa ai contribuenti, in trent'anni, una somma pari a 1438 miliardi di lire. Una gestione un tantino distante al concetto di "diligenza del buon padre di famiglia", ma fare bilanci in questo frangente è prematuro. È il 1986 e l'estrazione mineraria procede senza sosta.






Quando finivamo di lavorare, avevamo tantissimo sale addosso







L'incubo del nucleare












Pasquasia, miniera di sali potassici più importante in Europa, è destinata ad entrare nella storia. Una storia fatta di innumerevoli protagonisti, messaggeri e cantastorie. Ognuno con la propria verità. Ognuno con la propria paura. Ognuno con i propri interessi. È il 26 Aprile del 1986.














Una galleria, che collega l'esterno con il sottosuolo, attraversa un particolare tipo di argille. L'Ente Nazionale per l'Energia Atomica (ENEA) arriva a Pasquasia nel mese di Marzo del 1986. Un progetto, a livello europeo, programma degli studi per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Ogni nazione ha il suo ente di riferimento e all'ENEA tocca studiare la risposta termica di questo tipo di argille, presenti a Pasquasia. Dentro la galleria scavata dall'ENEA ci sono apparecchiature per lo studio delle argille, tutto qui.

Il disastro di Chernobyl associato alla notizia della presenza dell'ENEA a Pasquasia è il giusto mix per far presa sulla pancia della popolazione locale. Cominciano i cortei e le manifestazioni antinucleare. Sindaci, associazioni ambientaliste e cittadini non vogliono una discarica nucleare in casa. L'ENEA è costretta ad anticipare la chiusura del proprio laboratorio ed a fare i bagagli. C'è chi esulta per aver evitato il peggio, c'è chi si fregia di meriti e fa carriera politica e c'è chi continua il suo lavoro in miniera, aspettando che il proprio turno finisca.

L'ENEA, per questa operazione, conclusasi nel Marzo del 1987, paga 6 miliardi di lire, anche se la produzione non si arresterà neanche per un'ora.





Non avevamo una mensa… mangiavamo sul posto







La chiusura












Nessuno parla di chiusura, ma a partire dai primi anni novanta cominciano le prime sospensioni dell'attività, la prima cassa integrazione. Ci sono dei sentori, visto che i lavori propedeutici per lo sfruttamento degli altri banchi di minerale procedono a rilento. Il 27 luglio 1992, giorno in cui avrebbero dovuto pagare i lavoratori, l'azienda serra i cancelli. "Siamo arrivati là e subito ci hanno detto che non si lavorava, che la produzione era sospesa", racconta Giovanni Comito, "e quindi siamo rimasti lì. Si montava e si smontava, ma senza lavorare. Non scendevamo più in sottosuolo".












Il giacimento minerario era di circa 160 milioni di metri cubi di Kainite. Al momento della chiusura era stato estratto un po' più della metà. Il minerale da estrarre era parecchio, però bisognava progettare e realizzare tutte le strutture necessarie per poter lavorare gli altri banchi di minerale.



Kainite estratta dalla miniera di pasquasia

PERIODO 1973 - 1992





Perché chiude la miniera? A questo punto, si aprono tante strade percorribili, ma nessuna di esse è mai stata ufficializzata.

C'è chi parla di questione ambientale: gli impianti del trattamento del sale, non avendo scarichi a norma, scaricano acqua salata e solventi nel fiume Salso. Fiume già salato. L'1 Febbraio del 1991 viene approvata una legge regionale per mettere a norma l'impianto. Il 25 Luglio 1992, due giorni prima del fermo della produzione, viene emesso il bando regionale per la realizzazione dei lavori necessari per mettere a norma la miniera: discarica controllata, impianti trattamento scarichi, salinodotto, avviamento e gestione impianti. Il 9 Febbraio 1993, sette mesi dopo il fermo produttivo, la Comunità Europea stanzia i fondi per la realizzazione degli impianti di smaltimento dei reflui.

Qualcuno parla di improduttività, poiché secondo i dati del Distretto Minerario di Caltanissetta alla miniera restano solo sette anni di vita. Il 10 luglio 1996, quattro anni dopo la chiusura, due società operanti a livello mondiale nel settore dei sali potassici sono interessate alla gestione della miniera. L'EMS vizia il bando e nessuno riesce a presentare un'offerta in tempo. Altri parlano di pressioni internazionali, volte a far chiudere la miniera per preservare gli interessi economici di alcune aziende del comparto dei sali potassici. Qualcun altro vocifera che l'Italkali non ha più alcun interesse nei confronti di Pasquasia, poiché interessata solamente alla commercializzazione del sale potassico di una cava a cielo aperto in Ucraina.

Infine, c'è chi parla di scorie radioattive. Su questo punto bisogna prestare più attenzione.

È il 30 Giugno del 1992, quando Leonardo Messina, uomo di mafia di San Cataldo, collabora con Paolo Borsellino e racconta di scorie nucleari a Pasquasia, a partire dal 1984. Le sue dichiarazioni, dopo la strage di via D'Amelio, 19 Luglio 1992, verranno messe in discussione e non sarà più chiaro ricostruire quello che abbia realmente detto o meno. Sulla carta stampata regna la confusione, la magistratura non ritiene fondate alcune sue dichiarazioni. Resta un enigma irrisolto.

Dopo la chiusura della miniera, nel periodo che va dal 1992 al 1999, Pasquasia non ha alcun servizio di vigilanza. Ci sono degli ex lavoratori che si turnano, ma il servizio di vigilanza ufficiale parte il giorno 1 Novembre del 1999. In questo periodo vengono osservati degli strani movimenti notturni, tanto che partono diverse indagini: la Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta indaga sui rifiuti radioattivi (indagine posta sotto segreto), mentre la Guardia di finanza indaga sullo smaltimento illecito di rifiuti; infine, la Procura di Enna indaga sui rifiuti radioattivi. Questi movimenti restano un ulteriore enigma irrisolto.

È sicuramente interessante sapere che l'Ente Minerario Siciliano si preoccuperà di saldare la porta di accesso al sottosuolo di Pasquasia nell'Aprile del 1996. Mentre in un casolare abbandonato vicino la miniera di Bosco Palo, in provincia di Caltanissetta, vengono ritrovate delle bolle di accompagnamento, con data 1994, usate per smaltire rifiuti.

Gli enigmi irrisolti sono tanti. Chi dovrebbe rispondere preferisce il silenzio.


«Ho passato bei momenti, ma anche dei momenti brutti. Adesso ne parlo anche se non mi fa piacere parlarne. Ne parlo perché è giusto che qualcuno dica ai giovani che c'è un altro modo, un altro stile di vita che può essere più dignitoso. Bisogna dirlo ai giovani!»

Vincenzo Ridente - Ex lavoratore in sottosuolo




Qualcuno, tempo fa, diceva che per conoscere la verità, su come vanno le cose, bisogna andar fuori dalla caverna ed affrontare il dolore che la luce provoca agli occhi, ormai assuefatti all'oscurità. Ed una volta colta la verità e fatta propria, l'amore per la stessa verità, avrebbe condotto quello spirito coraggioso a tornare indietro per salvare coloro i quali non avevano mai osato.

Nel nostro caso, l'ingresso nella caverna è solo il primo passo per tentare di stabilire dove alberga la verità.




>>>>>>>>>>>>>>>>